Ultimo aggiornamento: 3 Agosto 2020
Pochi anni dopo il famigerato Milgram Experiment, lo psichiatra Charles K. Hofling organizzò un’ulteriore dimostrazione di quanto gli ordini di una persona di cui si riconosca l’autorità sovrascrivano quelli che sono i normali limiti etici che ci impediscono di nuocere deliberatamente al prossimo.
Pur meno famoso dell’esperimento del 1961, l’Hofling Hospital Experiment, condotto nel 1966, fornì un quadro non meno inquietante della natura umana, in particolar modo quando entra in gioco il principio di autorità e gli ordini di un soggetto percepito come gerarchicamente superiore.
Il dottor Hofling, già co-autore nel 1960 del libro: “Basic Psychiatric Concepts in Nursing“, organizzò l’esperimento secondo la seguente procedura:
Una persona avrebbe telefonato a un’infermiera o un infermiere in servizio, presentandosi come medico e fornendo un nome fittizio. Il sedicente medico avrebbe chiesto (ordinato) all’infermiere di somministrare 20 mg di un farmaco (finto) chiamato: “Astroten” ad un paziente e che avrebbe fornito la documentazione richiesta per la somministrazione del farmaco più tardi. Una boccetta con l’etichetta “Astroten” era collocata nell’armadietto dei farmaci, ma non c’era nessun farmaco con quel nome nell’elenco approvato dei farmaci somministrabili. L’etichetta sull’Astroten indicava chiaramente che 10 mg era la dose massima giornaliera.
Hofling selezionò 22 infermieri, ambosessi, che lavoravano in un ospedale negli Stati Uniti per l’esperimento vero e proprio. Tutti gli infermieri ricevettero la telefonata di uno sperimentatore che si identificò come “Dr. Smith”, e che chiese loro di somministrare il farmaco dicendo che avrebbe preparato i documenti necessari non appena fosse arrivato in ospedale.
Gli infermieri che eseguivano l’ordine venivano fermati sulla porta della stanza del paziente prima che potessero somministrare la dose potenzialmente letale di “Astroten”.
L’esperimento nell’esperimento
Per rendere più ‘frizzantino’ l’esperimento, Hofling convocò un panel composto da dodici infermieri professionali e ventuno studenti della scuola per infermieri, cui sottopose un questionario per verificarne preparazione e esperienza professionale. Successivamente introdusse l’esperimento, chiedendo loro di fare un “pronostico”: quanti infermieri avrebbero eseguito l’ordine senza alcuna obiezione?
I pronostici stilati furono: secondo TUTTI gli aspiranti infermieri, nessun infermiere avrebbe eseguito l’ordine di somministrazione dell’astroten. Secondo dieci su dodici infermieri professionali, nessun infermiere avrebbe eseguito l’ordine.
La ragione di così tanta fiducia nell’operato degli infermieri-cavie era più pratica/tecnica che umana:
- ll dosaggio indicato dal “medico” era palesemente il doppio della dose massima giornaliera raccomandata;
- I protocolli ospedalieri impongono al personale infermieristico di prendere ordini solo da dottori o responsabili di reparto che conoscono personalmente e con cui collaborano realmente (non certo uno sconosciuto al telefono);
- Gli infermieri non possono somministrare farmaci che non siano nell’elenco dei farmaci somministrabili nel reparto in cui operano.
Come andò in realtà…
Alla fine dell’esperimento, 21 su 22 infermieri eseguirono l’ordine e provarono a somministrare 20 mg di Astroten al paziente.
Ancor più inquietante, nel questionario sottoposto agli infermieri professionali che facevano parte del panel convocato da Hofling, risultò che dieci su dodici infermieri professionali avevano già, in passato, eseguito ordini simili, con altri farmaci.
Le conclusioni dell’esperimento confermavano quelle del Milgram Experiment: le persone non sono inclini a mettere in discussione gli ordini di coloro che sono considerati “figure di autorità”, anche quando potrebbero avere buone ragioni per farlo. Questo esperimento ha aiutato a comprendere come si potrebbe essere disposti a fare qualcosa che viene ordinato di fare, anche nella piena consapevolezza che ciò che viene ordinato di fare è sbagliato o moralmente discutibile.
Al contrario del Milgram Experiment, infatti, in cui i soggetti non potevano avere la certezza del danno che stavano provocando, nell’Hofling Hospital Experiment, gli infermieri avevano conoscenze tecniche e protocolli operativi tali da sapere che l’ordine li avrebbe certamente portati a nuocere ad un altro individuo.
Possiamo ufficialmente perdere ogni speranza nel genere umano?
Forse no. Nel 1977 Steven G. Rank e Cardell K. Jacobson replicarono l’esperimento con una variazione: a dover esser somministrato non era più un farmaco di fantasia bensì un farmaco noto, il VALIUM, di cui gli infermieri erano perfettamente a conoscenza.
Furono messi alla prova diciotto infermieri di due ospedali americani diversi. Ad ognuno di loro, un sedicente medico, al telefono, ordinò loro di somministrare una dose non letale, 30 mg, di Valium (Diazepam) ad un paziente. Sedici infermieri su diciotto si rifiutarono di eseguire l’ordine.
Anche questo esperimento fu accompagnato da un panel di infermieri non coinvolti direttamente nell’esperimento: ventiquattro studenti infermieri e dieci infermieri professionali ricevettero un questionario e, a domanda diretta, affermarono che mai avrebbero eseguito un ordine di questo tipo.
Fu ipotizzato che la conoscenza degli effetti del farmaco (al contrario dello sconosciuto “Astroten”) fosse la principale responsabile dei risultati ottenuti. Una maggiore volontà del personale ospedaliero di sfidare gli ordini dei medici, la crescente autostima tra gli infermieri e la paura di azioni legali furono ipotizzati come possibili fattori che contribuiscono alla “disobbedienza” della maggior parte degli infermieri.
Dall’esperimentofu tratto un paper: “Hospital Nurses’ Compliance with Medication Overdose Orders: A Failure to Replicate“, pubblicato sul Journal of Health and Social Behavior (American Sociological Association) nel volume 18, Giugno 1977.