Ultimo aggiornamento: 28 Settembre 2019
Il Microbiota intestinale, anche detto flora (batterica) intestinale, negli ultimi anni è un “osservato speciale” della scienza medica, che gli attribuisce un valore sempre crescente nel mantenimento della salute umana. Il sistema immunitario, il benessere fisico e persino quello mentale sono strettamente connessi al corretto bilanciamento dei batteri che vivono nell’intestino.
Un microbiota sano e bilanciato è un tesoro da preservare
Per comprendere meglio l’entità di questo vasto patrimonio che custodiamo nel corpo, si è stimato che l’adulto medio ha poco meno di 40 trilioni di cellule batteriche (contro i circa 30 trilioni di cellule umane). (fonte)
E per comprendere meglio cosa può comportare un microbiota non bilanciato, tra le problematiche ad esso associate vi sono malattie autoimmuni (fonte), problemi della pelle, improvvise perdite o aumenti di peso corporeo; un microbiota danneggiato influisce sulla produzione di serotonina, ormone associato all’umore la cui carenza è tra i fattori di rischio per la depressione.
Inoltre, una flora intestinale non bilanciata o danneggiata è responsabile dell’insorgenza di intolleranze alimentari. E non solo, recenti ricerchi attribuiscono una connessione tra microbiota e allergie alimentari (fonte)
Preservare il microbiota intestinale
In un organismo sano, la flora intestinale non chiede altro che: “lasciatemi in pace!“. Per preservare il bilanciamento e la popolazione batterica dell’intestino, innanzitutto è essenziale evitare aggressioni fisiche e farmacologiche.
Quindi:
- Evitare l’uso di antibiotici. Generalmente si tende a non fare massiccio uso di antibiotici per non provocare antibiotico-resistenza da parte del corpo. Ma un motivo ancora più importante per ridurne l’utilizzo a casi eccezionali (e solo dopo luce verde del medico) è che impatta negativamente sulla flora batterica.
- No ai clisteri fai da te, pulizie del colon ecc. (se parlava anche qui: Clistere Di Caffè Come Disintossicante? [Bufala Pericolosa] )
- Smettere di fumare. Una revisione sistematica del 2018, “Smoking and the intestinal microbiome“, ha concluso che il fumo favorisce la proliferazione di batteri intestinali cattivi e riduce la popolazione di quelli buoni.
- Diminuire l’uso di zucchero e dolcificanti. Lo zucchero e gli eccessivi carboidrati possono minare il bilanciamento della flora batterica (fonte). I dolcificanti artificiali, inoltre, pur non contenendo calorie, innalzano comunque i livelli di glucosio nel sangue a causa del loro impatto sul microbiota (fonte). L’Aspartame in particolare ha dimostrato favorire l’aumento di ceppi batterici associati a disfunzioni metaboliche (fonte).
- Evitare il continuo uso di disinfettanti. Può sembrare un controsenso, specie quando il marketing spinge le persone ad una immotivata “germofobia“, spingendole a disinfettare compulsivamente persino i piatti e i cibi.
L’idea è che disinfettare gli alimenti, come ad esempio i pomodori, li liberi di germi nocivi per l’essere umano o di prodotti utilizzati per la loro coltivazione; tutto ok, il problema è che parte di quei disinfettanti finiscono per essere consumati e anche se non sono tossici, finiscono nell’intestino e danneggiano la flora batterica. Idem posate e bicchieri, anche se adeguatamente risciacquati, portano all’ingestione di infinitesimali porzioni di disinfettante.
Migliorare il microbiota
Ribadendo il concetto che il microbiota di un essere umano sano, se non aggredito fisicamente (clisteri, fumo) o chimicamente (antibiotici, disinfettanti), ha la capacità di autoregolarsi, si può comunque essere proattivi al fine di incrementare la varietà e il numero di batteri buoni, al fine di avere un bilanciamento della flora intestinale sempre attivo.
Vediamo come fare:
- Assumere Probiotici. I probiotici integrano con fermenti lattici vivi la flora intestinale. In un organismo sano non sono strettamente necessari. Lo diventano se si è consapevoli che la propria condotta di vita possa mettere a repentaglio il bilancio della flora intestinale, come ad esempio, dopo un ciclo di antibiotici, in periodi di forte stress, fumo da sigaretta, eccessivo consumo di alcool.
- Cibi fermentati. I cibi fermentati sono una fonte naturale di probiotici. Tra i tanti disponibili sul mercato citiamo: kefir, kimchi, kombucha, miso, tempeh.
- Dormire di più (e meglio). Dormire abbastanza e migliorare la qualità del sonno può migliorare l’umore, le facoltà cognitive e, ultimo ma non meno importante,la salute dell’intestino. (fonte)
- Dieta vegetariana stretta (nessun prodotto animale). Nello studio “Diet rapidly and reproducibly alters the human gut microbiome” del 2014, i ricercatori hanno concluso che il microbioma di un vegetariano e di un onnivoro sono estremamente diversi, con il primo che, grazie presumibilmente a maggiore fibra prebiotica introdotta con l’alimentazione, presenta minore infiammazione e maggiore varietà batterica. Se non si è disposti a diventare vegani, è comunque importante aumentare significativamente il consumo di frutta e verdura.
- Ridurre i fattori di stress. Anche lo stress, ambientale e personale, può danneggiare la flora batterica intestinale. Lo dimostra uno studio del 2013, “Effects of Psychological, Environmental and Physical Stressors on the Gut Microbiota“
Preservare l’integrità, la varietà e il bilanciamento della flora intestinale contribuisce a migliorare la salute generale e la funzione immunitaria. Una maggiore cultura e l’interesse della scienza tra le connessioni tra microbioma e prevenzione delle malattie sta, per fortuna, modificando l’antica concezione dei batteri intestinali come: “sporco da rimuovere” [come ancora si ostinano alcuni medici “alternativi” che promuovono aberrazioni come la pulizia del colon N.d.R.] a vero e proprio tesoretto da preservare e coltivare.
[…] microorganismi (es: batteri) presenti in uno specifico ambiente, come un distretto del corpo umano (microbiota intestinale, microbiota della pelle […]
[…] delle aree maggiormente colpite dall’uso sistematico dei dolcificanti è proprio il microbiota intestinale. Nell’articolo sopra linkato, a firma Lucia Del Neri, venivano citati due studi su animali […]