Il 10 Settembre 2019 negli Stati Uniti si è verificato il primo decesso associato al virus dell’influenza, nello specifico un bambino di 4 anni, già affetto da altre patologie, nello Stato della California. Ci sono indicazioni che il virus di quest’anno potrebbe essere particolarmente aggressivo.
Generalmente, il primo -e abbastanza attendibile- indicatore che aiuta a prevedere maggiore o minore aggressività dell’influenza prima dell’autunno è osservare quanto accaduto nell’Emisfero Sud. I dati pubblicati dall’equivalente del nostro Ministero della Salute Australiano, indicano che un ceppo particolarmente virulento dell’H3N2 è stato dominante in Australia.
Negli Stati Uniti, all’incirca 10% dei casi di influenza si è rivelato fatale nella stagione influenzale 2017-2018.
L’anno scorso il vaccino antinfluenzale si è dimostrato meno efficace delle previsioni, a causa di una seconda, non prevista, ondata di H3N2 a inizio primavera.
Il vaccino di quest’anno includerà anche i ceppi H3N2 e H3N1.
Due motivi per vaccinarsi
Anche in caso di copertura “parziale”, i sintomi influenzali lamentati dai pazienti vaccinati sono più blandi rispetto al paziente non vaccinato.
Inoltre uno studio del 2018 (Acute Myocardial Infarction after Laboratory-Confirmed Influenza Infection) conferma associazione tra infarto del miocardio e infezione delle vie respiratorie causate dall’influenza.