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CBD: funziona davvero? Sì. Sui topi.

Ultimo aggiornamento: 18 Marzo 2020

[È il trend del momento. Il Cannabidiolo, o CBD, è un metabolita, non psicoattivo, della Cannabis Sativa. E’ il principale selling point della cannabis legale e ad esso sono associate proprietà terapeutiche che hanno del miracoloso. Ma è tutto vero? Ovviamente: No.

Se non fossi una persona razionale e per natura scettica penserei ad una sorta di accanimento del karma: ultimamente i miei capi mi sottopongono solo argomenti in cui mi trovo, volente o nolente, a smitizzare credenze e demolire l’hype di oggettini vari. Così, dopo l’Harmless Cigarette , l’acqua e limone che fa dimagrire e tutto il business che c’è dietro chi ti vuole fumatore, ecco la mia prossima vittima: il CBD.

Cos’è il CBD

Iniziamo facendone un identikit. Il CBD, o CannaBiDiolo, è una sostanza chimica contenuta nella….. no, dai, facciamocelo dire da Wikipedia:

Il cannabidiolo (CBD) è un metabolita della Cannabis sativa. Ha effetti rilassanti, anticonvulsivanti, antidistonici, antiossidanti, antinfiammatori, favorisce il sonno ed è distensivo contro ansia e panico. Si è rivelato inoltre in grado di ridurre la pressione endooculare ed è un promettente antipsicotico atipico.[¹] [²]

https://it.wikipedia.org/wiki/Cannabidiolo


Bene. Notate le due parentesi quadre ( [¹] [²] ) al termine della definizione? Quelle sono le fonti di tali iperboliche affermazioni. Vediamo quali sono:

[¹] “Cannabinoidi“, Associazione Cannabis Terapeutica.

Da cui cito testualmente (grassetti miei):

[…] Tra questi vale la pena in particolare di ricordare il cannabidiolo (CBD). Si tratta di un cannabinoide non-psicoattivo, privo cioè di effetti sul cervello, ma tuttavia in grado di modulare l’azione del THC a livello cerebrale, prolungandone la durata d’azione e limitandone gli effetti collaterali [1-4].
E’ inoltre di per sè dotato di una certa efficacia quale farmaco anticonvulsivante e analgesico.

da: “Cannabinoidi”, Associazione Cannabis Terapeutica.


Della “certa” (inteso come sicura? Inteso come: non si sa se e quanta? non è chiaro), manca però una fonte. In ogni caso, le proprietà anticonvulsivanti sono state effettivamente dimostrate, mentre la proprietà analgesica no.

La seconda fonte menzionata da Wikipedia:

Action of cannabidiol on the anxiety and other effects produced by delta 9-THC in normal subjects“. (1982) su PubMed

Al di là del fatto che lo studio è di 37 ANNI FA, già dal titolo si capisce che tale studio è volto a comprendere se il CBD è in grado di contrastare gli effetti, tra cui l’ansia, del delta 9-THC, ovvero il tetraidrocannabinolo, ma vediamo nel concreto (grassetti miei):

[…] It was verified that CBD blocks the anxiety provoked by delta 9-THC, however this effect also extended to marihuana-like effects and to other subjective alterations induced by delta 9-THC. This antagonism does not appear to be caused by a general block of delta 9-THC effects, since no change was detected in the pulse-rate measurements. Several further effects were observed typical of CBD and of an opposite nature to those of delta 9-THC. These results suggest that the effects of CBD, as opposed to those of delta 9-THC, might be involved in the antagonism of effects between the two cannabinoids.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/6285406


Lo studio, in poche parole, fu, passato remoto d’obbligo, eseguito per verificare se il CBD contrastava gli effetti del THC (stati di ansia in primis) grazie ad un’azione antagonista a livello molecolare o grazie ad effetti propri. I risultati dello studio escludevano antagonismo molecolare e SUGGERIVANO la presenza di effetti del CBD tali da ridurre significativamente gli effetti del THC.

Abbiamo quindi che la definizione, su Wikipedia Italia, la principale enciclopedia libera del web, primo risultato su Google se si cerca CBD è insolitamente assertiva sugli effetti di questa sostanza, ma come referenze presenta un sito che, a sua volta, non cita alcuna fonte e un PubMed di 37 anni fa basato su uno studio, non definitivo, volto a dimostrare ben altro.

Non un grande inizio, converrete con me.

Primo problema: esistono *realmente* centinaia di studi sul CBD, ma pochissimi condotti su esseri umani

Qui sta il primo nocciolo della questione. Gli effetti declamati a gran voce dai sostenitori e, soprattutto, dai venditori di prodotti che includono CBD sono stati sì osservati, ma sui topi.

Ora, possiamo anche abbracciare la filosofia animalista: “Gli animali sono come gli umani!”. Possiamo anche trasformarci in vegani: “Gli animali sono meglio degli umani!”. Ma resta il fatto che uomini e topi sono diversi. Possiamo antropomorfizzarli quanto vogliamo (sì Mickey Mouse, sto parlando di te!), la brutale realtà è che i topi non sono uomini.

Si usano generalmente i topi nella ricerca scientifica perché, essenzialmente, “lo si è sempre fatto” (dico sul serio); questo crea un modello sperimentale comune a tutti i ricercatori. Inoltre, uomini e topi hanno pressoché lo stesso identico set di geni. Aggiungo io, il genoma di tutti i mammiferi, è molto simile, ma tendenzialmente con i topi l’uomo tende ad empatizzare un po’ meno che con, ad esempio, i Beagle.

Detto questo, apprezzare gli effetti di una sostanza su un roditore non garantisce che i medesimi effetti si avranno sull’uomo. Non solo il metabolismo è diverso, ma le quantità di principio attivo utili a creare una reazione sui topi non sono necessariamente proporzionali a quelle necessarie ad osservare la medesima reazione sull’uomo. Questo è il motivo per cui, quando si realizza una molecola destinata alla commercializzazione, quella animale è solo il primo passo della sperimentazione, seguita da quella in vitro e, in ultima battuta, quella umana.

Secondo problema: l’effetto Entourage

L'”effetto entourage”, che, va precisato, come termine non trova altro riscontro in letteratura scientifica, è stato utilizzato per la prima volta nel 1998 (qui: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9721036) proprio per descrivere la sinergia di sostanze non psicoattive presenti nella Cannabis (tra cui il CBD) nel modulare gli effetti del THC.

Sostanze, quindi, che singolarmente non hanno azione psicoattiva ma che tutte insieme, in squadra, riducono e regolano gli effetti psicotici del THC. Il Linalolo, ad esempio, che non è psicoattivo, si ritiene produca un effetto ansiolitico e rilassante, mentre il Mircene, svolgerebbe azione sedativa e antidolorifica.

Gli effetti che, insieme alle altre sostanze presenti nella Cannabis, THC incluso, produce il CBD, non è assolutamente detto che si possano ottenere assumendo prodotti che contengono il solo CBD.

Terzo problema: il CBD non attecchisce sui recettori CB1 CB2

Ogni sostanza, inclusi cannabinoidi, agisce attraverso dei recettori presenti nel corpo umano. I recettori dei cannabinoidi sono denominati CB1, presenti nel cervello, e i CB2, presenti nel sistema immunitario. Il corpo umano stesso produce sostanze simili ai cannabinoidi.

Mentre il THC immesso nell’organismo attraverso il consumo di cannabis ha grande feeling con i recettori CB1 e CB2, il CBD ha dimostrato di non aderire a questi recettori.

Gli effetti del CBD sul corpo non sono quindi diretti ma “indiretti”, e sono ancora oggetto di studio.

Quarto problema: non è dato sapere se il CBD ha effetti collaterali a lungo termine

Come scritto in apertura, i test sugli esseri umani sono pochi e condotti per periodi medio-brevi; la commercializzazione di massa di prodotti contenenti CBD è relativamente nuova.

Fino a evidenze scientifiche della totale innocuità del CBD a lungo termine, valga la sacra regola:

Alla base dell’efficacia di una qualsiasi sostanza c’è il cosiddetto principio attivo. Come per i farmaci tradizionali (allopatici), se c’è beneficio su un sintomo, deve esserci un rovescio della medaglia, come possibili effetti collaterali e controindicazioni. Qualsiasi, lo ripetiamo in maiuscolo, QUALSIASI sostanza si introduca nel corpo affinché questa abbia un effetto sull’organismo porta con sé un lato oscuro. Prima di decidere di affrontare un qualsiasi sintomo o patologia con il CBD, consulta il medico.

La traduco per i più distratti. Se e, ripeto, SE, il CBD produce, anche blandamente, gli effetti che i venditori di prodotti con CBD dichiarano, è facile che a questi effetti positivi ne corrispondano di negativi.

Non esiste in natura sostanza, molecola, principio attivo che abbia solo effetti benefici e nessun effetto avverso. E al momento la letteratura scientifica in materia di CBD sugli esseri umani è scarsa.

Quinto problema: La ricerca scientifica sul CBD è piena di “potrebbe“, “suggerirebbe“, e “sono necessari ulteriori studi“.

Di seguito i vari effetti decantati del CBD e le ricerche finora effettuate che li provano o li smentiscono.

1. CBD come antidolorifico e antinfiammatorio

Un promettente studio è stato condotto nel 2009, ma sui topi (fonte). I risultati sono promettenti, ma non descrittivi di un potenziale uso umano. Sono necessari ulteriori studi.

2. Coadiuvante per smettere di fumare e cessare con le dipendenza da stupefacenti

I risultati sembrano essere promettenti. Uno studio preliminare (fonte) parrebbe confermare che il CBD può essere, con successo, utilizzato come sostegno per la dipendenza da nicotina.

Una ricerca similare (fonte), applicata a pazienti affetti da dipendenza da oppioidi, è giunta alle medesime conclusioni.

Sono necessari ulteriori studi.

3. Epilessia

Alla fine del 2018 la FDA, Food and Drugs Administration, ha autorizzato un farmaco (da vendere dietro prescrizione), l’EPIDIOLEX, a base di CBD per il trattamento di due forme rare di epilessia, i cui sintomi primari, le convulsioni, si erano dimostrati refrattarii ad altre metodologie terapeutiche.

4. Altri disturbi neurologici

Date le dimostrate proprietà anticonvulsivanti del CBD, vari ricercatori ne hanno studiato applicazioni anche in altre affezioni neurologiche.

Uno studio (fonte) ha ipotizzato come il CBD agisca similarmente ad alcuni trattamenti antipsicotici, con effetti collaterali trascurabili. Potrebbe quindi costituire un trattamento alternativo o parallelo per soggetti affetti da schizofrenia ma, indovinate… Sono necessari ulteriori studi.

5. Cura dei tumori

Anche qui, solo alcuni studi non definitivi (una review di questi studi è disponibile qui) , che suggeriscono che il CBD potrebbe frenare la crescita delle cellule tumorali.

Data la bassa tossicità, il CBD potrebbe essere una sostanza preziosa nella cura del cancro, ma sono necessari ulteriori studi.

6. Ansia

Ovviamente, per coloro che soffrono di ansia cronica il consumo di cannabis (quindi THC) è assolutamente sconsigliato. Tuttavia, lo studio “Cannabidiol as a Potential Treatment for Anxiety Disorders” definisce potenziale l’utilizzo con successo del CBD per sintomi associati all’ansietà cronica.

Per gli autori dello studio sono necessarie ulteriori ricerche (appunto) in questa direzione perché la probabile assenza di effetti collaterali potrebbe rendere il CBD preferibile rispetto terapie oggi disponibili.

7. Diabete tipo 1

Esperimenti, condotti con successo sui topi, dimostrano che il CBD riduce l’infiammazione del pancreas tipica dei pazienti affetti da diabete tipo 1. Altro studio qui.

Ulteriori studi, su pazienti umani, non sono ancora stati eseguiti.

8. Alzheimer

Una ricerca su pazienti che manifestano i primi sintomi, suggerirebbe che il CBD è in grado di rallentare il progresso dell’Alzheimer.

9. Glaucoma e abbassamento pressione oculare

Per un periodo si è ritenuto che i cannabinoidi potessero regolarizzare la pressione oculare e migliorare il glaucoma che ne deriva quando questa è troppo alta. Lo studio che ha originato questa falsa credenza è questo ‘pilota’ del 2006: “Effect of sublingual application of cannabinoids on intraocular pressure: a pilot study.” In realtà lo studio conclude che ad abbassare, temporaneamente, la pressione oculare dei volontari umani era stato il THC, mentre il CBD ne aveva causato un innalzamento.

Studi più recenti (2014, fonte qui) hanno confermato che il CBD innalza la pressione oculare e può peggiorare patologie di glaucoma già in essere.

Gli effetti positivi sul glaucoma e sulla pressione oculare sono pertanto esclusi.

10. CBD come antiossidante

Uno studio, sui topi, ha evidenziato potenti proprietà antiossidanti dei cannabinoidi, CBD in primis. persino superiori a quelle dell’acido ascorbico.

Tuttavia, nonostante le ottime premesse, non sono stati ancora condotti ulteriori esperimenti e il potenziale antiossidante del CBD per gli umani è spesso dimenticato anche dal marketing dietro questa sostanza.

11. Sonno

Stranamente, il CBD non favorisce e non migliora in alcun modo il sonno. Testato con dosi di 25 mg/giorno su 72 pazienti umani per tre mesi, ha dimostrato non avere effetti sulla qualità del sonno.

12. Acne

L’efficacia del CBD come rimedio per l’acne è ancora a livello teorico, non è ancora stato eseguito alcuno studio clinico controllato randomizzato. I risultati ottenuti in vitro invitano all’ottimismo ma al momento non vi è alcuna certezza.

AGGIORNAMENTO 17 MAGGIO 2019

CBD sui cani funziona?

Oltre ai prodotti destinati ad uso umano, si fa sempre più nutrita l’offerta di prodotti contenenti CBD destinati ai cani.

Come per gli effetti promessi all’uomo, anche gli effetti sui cani sono trascurabili e tutti da dimostrare. Essenzialmente la CBD per i cani è venduta come calmante e anticonvulsivante.

Il problema, come dimostra questo studio, che i nostri amici a quattro zampe hanno dimostrato un assorbimento scarsissimo del CBD, dovuto probabilmente all’effetto “first pass“, ovvero un meccanismo di difesa del metabolismo tale per cui una sostanza viene disattivata dal fegato prima di essere messa in circolo.

Se è vero che il CBD per cani, almeno per il momento, ha dimostrato tossicità pari a zero, quindi è fondamentalmente innocuo, somministrarlo nella speranza di ottenere effetti simili a quelli di farmaci specifici per ansia e convulsioni è a dir poco inutile.

In conclusione

Il CBD vanta oltre 30 anni di studi scientifici, ma i test su esseri umani sono pochi e non conclusivi. Ha dimostrato di avere proprietà anticonvulsivanti, ma per tutti gli altri effetti decantati dai venditori di prodotti contenenti CBD, anche se gli esiti sono promettenti, non vi sono ancora solide evidenze scientifiche.

La sicumera con cui Wikipedia ne elenca le proprietà nella definizione riportata in apertura, che immortalo a futura memoria nell’immagine sottostante,

16 Maggio 2019

andrebbe ridimensionata in questo modo:

Il cannabidiolo (CBD) è un metabolita della Cannabis sativa. Ha effetti rilassanti (FORSE), anticonvulsivanti (), antidistonici (NO), antiossidanti (SUI TOPI), antinfiammatori (SUI TOPI), favorisce il sonno (NO) ed è distensivo contro ansia (FORSE) e panico (SUI TOPI). Si è rivelato inoltre in grado di ridurre la pressione endooculare (ASSOLUTAMENTE NO) ed è un promettente antipsicotico atipico (SI). [¹] [²] e [³]

Voce Wikipedia CBD (in un mondo perfetto)


il [³] sarebbe questo articolo ma, niente panico, lascio agli OP di Wikipedia l’onore/onere di rivedere la voce e renderla meno inutilmente celebrativa di una sostanza i cui effetti sono sì promettenti e suscettibili di ricerche approfondite sugli umani, ma che al momento necessita di un pesante (e doveroso) ridimensionamento.

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Angela Garella
Veronese DOC, ci tiene a precisare. Esperta di fitness e rimedi naturali. Se volete sapere a cosa serve un integratore... chiedete a lei! ------ Note biografiche disponibili nella pagina Redazione | Tutti gli articoli, ove non espressamente specificato, sono sottoposti a Revisione Scientifica e Fact Checking.
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Marie Rigault

Sono Marie Rigault, l’olio di cannabis è davvero meraviglioso ed efficace perché l’ho usato su mio figlio che soffriva di cancro al cervello da quasi cinque anni. non ci ho mai creduto fino a quando non ho visto un documentario e letto alcune testimonianze di pazienti che hanno dato credito all’olio dopo averlo usato e in particolare a Rick Simpson che ha fornito loro l’olio. sono una testimonianza vivente dell’olio di cannabis da una fonte genuina, se per caso hai bisogno di questo olio di cannabis in questione contatta Rick Simpson via e-mail: xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx Saluti, Marie Rigault _ Edit di… Leggi il resto »

Angela Garella (Virtua Salute)

@Marie Rigault

Marie, Marie, Marie… birichina che sei!

Stai spammando lo stesso commento su quasi tutti i siti che hanno un articolo sul CBD. Non ti giudico, sia chiaro: business is business. Ma inventarsi la storiella del “figlio” e del “cancro al cervello” per promuovere un venditore di olio di cannabis è troppo anche per una cinica e brutta persona come me.

Nessuno nega le potenzialità del CBD come cura palliativa e/o di supporto per i malati di cancro. Ma che sia chiaro: né il CBD isolato, né CBD+THC, curano il cancro. . Di nessun tipo.

Angela Garella (Virtua Salute)