Come divulgatori non possiamo esimerci dall’estendere i risultati di un recente studio randomizzato controllato che vedrebbe la dieta mediterranea in grado di lenire i sintomi della depressione cronica. Come sempre, però, quanto emerge dalla ricerca non deve costituire certezza clinica: la depressione è una patologia estremamente seria, che richiede parere e, eventualmente, intervento medico specialistico.
Lo studio: “A brief diet intervention can reduce symptoms of depression in young adults – A randomized controlled trial” , pubblicato sull’autorevole, peer reviewed, rivista scientifica PLOS ONE, conclude che una dieta bilanciata, di tipo mediterraneo, potrebbe ridurre i sintomi della depressione.
Per lo studio, il team ha reclutato un totale di 101 partecipanti, e li ha divisi, casualmente, in due gruppi: il primo ha seguito una dieta controllata, il secondo è il cosiddetto gruppo “di controllo”, cui non è stata assegnato nessun particolare regime alimentare. Tutti i volontari avevano un’età compresa tra 17 e 35 anni e presentavan, tutti, sintomi di depressione moderata o alta: il punteggio era di 7 e oltre nella scala di valutazione “Depressione, Ansia e Stress-21 Depressione” (DASS-21-D).
Un’altra scala di valutazione con cui sono stati giudicati i volontari è la “Dietary Fat and Sugar Screener (DFS)“. Tutti i volontari presentavano un punteggio complessivo superiore a 57, indicando errate e sbilanciate abitudini alimentari.
Lo studio è durato 3 settimane, durante le quali al gruppo “dieta” è stata indicata una dieta da seguire scrupolosamente, mentre l’altro gruppo doveva seguire la dieta abituale.
Alla fine dello studio i punteggi aggiornati della depressione sono stati misurati utilizzando numerose scale di valutazione per una maggiore precisione: Center for Epidemiological Studies Depression Scale;, l’SKS-R (per la valutazione dell’ansia), la già citata DASS-21-D, il “Profile of the mood states“, New General Self-Efficacy Scale , il Test di apprendimento verbale di Hopkins e il CRSD-R, ovvero una versione rivisitata del test Center for Epidemiological Studies Depression Scale, anch’esso effettuato per la valutazione della depressione post-dieta dei volontari.
Il rispetto della dieta concordata è stato controllato attraverso non solo dei questionari che il gruppo dietetico doveva compilare, ma anche attraverso spettrofotometria.
Risultati
Il gruppo che aveva seguito la dieta mostrava significativi miglioramenti della depressione secondo le scale DASS-21-D e CRSD-R.
Un follow-up (telefonico) condotto a tre mesi dalla fine dello studio, intervistando tutti i volontari, sia il gruppo della dieta sia il gruppo di controllo, ha verificato il mantenimento dei miglioramenti da parte del gruppo che si era sottoposto ad alimentazione controllata.
La dieta che è stata somministrata al gruppo di volontari è simile alla dieta mediterranea. Da notare che il paper non parla esplicitamente di “Dieta Mediterranea”, ma di un regime alimentare similare. Nello specifico:
[…] based on the Australian Guide to Healthy Eating (2003) with additional recommendations to increase concordance with Mediterranean-style diets known to be associated with reduced risk of depression and diet components (e.g. omega-3 fatty acids, cinnamon, turmeric) that have beneficial effects on neurological function.
Dal paper: A brief diet intervention can reduce symptoms of depression in young adults – A randomized controlled trial
In sostanza, una dieta basata sulla guida Australiana al mangiare sano del 2003, cui sono stati aggiungi elementi della Dieta Mediterranea e sostanze come l’Omega 3 che hanno effetti benefici a livello neurologico.
Avvertenza: mai come in questo caso, siamo costretti a ribadire che la depressione e l’ansia cronica sono patologie serie, che qui in redazione prendiamo con estrema serietà.
Se, come lo studio parrebbe dimostrare, migliorare la propria dieta privilegiando frutta, verdura e cereali integrali può avere un impatto sui sintomi della depressione, è solo uno specialista (medico) che può valutare il livello di questa malattia e trovare con il paziente un modo efficace per guarire.