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[Studio] Gli psicostimolanti che mettono a rischio la salute cognitiva – Seconda Parte

Nel precedente articolo: “[Studio] Gli psicostimolanti che mettono a rischio la salute cognitiva – Prima Parte“, abbiamo trattato la ricerca condotta dal team dell’Università della California, Irvine, e pubblicata a luglio 2019, sull’uso non medico degli psicostimolanti.

Sempre più giovani, infatti, hanno iniziato a procurarsi e autosomministrarsi questo tipo di farmaci per aumentare le prestazioni del proprio cervello durante il lavoro o lo studio.

Uno studio pubblicato nel 2016 (“Prescriptions, Nonmedical Use, and Emergency Department Visits Involving Prescription Stimulants“) aveva già scoperto come l’uso non prescritto di Adderall, tra il 2006 e il 2011 era aumentato tra i giovani negli Stati Uniti del 67%.

In questo articolo vedremo nel dettaglio i risultati del secondo studio in pubblicazione a settembre 2019 su ScienceDirect: “Morning stimulant administration reduces sleep and overnight working memory improvement“.

Impatto degli psicostimolanti sulla memoria di lavoro e sul sonno

Il nuovo test è stato condotto su 46 partecipanti sani di età compresa tra 18 e 39 anni.
Tutti hanno ricevuto un trattamento alternato con:

  • placebo
  • dextroamphetamine

per studiare il confronto nei risultati ottenuti.

A esame ultimato, le prestazioni della memoria di lavoro non hanno rivelato differenze sostanziali tra i partecipanti, né dopo 75 minuti, né dopo 12 ore.

La vera differenza si è registrata dopo 24 ore, inclusa una notte di sonno.
I partecipanti che avevano ricevuto lo stimolante hanno peggiorato le performance che riguardavano le attività della memoria di lavoro rispetto ai soggetti che avevano ricevuto il placebo.

Foto di Marlon Nainggolan da Pixabay

Inoltre, le scansioni dell’attività cerebrale durante la notte e i test sulla qualità del sonno hanno rivelato che i partecipanti che avevano ricevuto la dextroamphetamine avevano dormito meno, con un livello di qualità del sonno inferiore rispetto ai coetanei del gruppo di controllo.

Risultati della seconda ricerca

Abbiamo notato un grave danno al sonno notturno, anche se il farmaco è stato somministrato al mattino.
Gli psicostimolanti hanno anche portato a conseguenze dannose per le funzioni cognitive che si basano sul buon sonno.

Gli studiosi sono giunti alla conclusione che:

Pertanto, le persone che assumono questi farmaci per ottenere prestazioni migliori a scuola o al lavoro possono sentirsi come se stessero facendo meglio, ma i nostri dati non supportano questa sensazione.

Un commento che diventa monito, quello della ricercatrice Sara Mednick e del team di ricercatori:

l’assunzione di psicostimolanti per aumentare le prestazioni cognitive a breve termine, sulla base dei dati di entrambi gli studi del 2019, non vale il rischio corso dal benessere della propria salute.

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Lucia Fava
Copywriter ed esperta di social media marketing, è la responsabile del coordinamento con i revisori scientifici. Si occupa di ricerca fonti e fact checking. ------ Note biografiche disponibili nella pagina Redazione | Tutti gli articoli, ove non espressamente specificato, sono sottoposti a Revisione Scientifica e Fact Checking.
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