La Dieta Paleolitica, o “Paleo” nella sua denominazione breve, consiste nel riprodurre ai giorni nostri l’alimentazione che seguivano gli uomini primitivi.
La Paleo diet prevede Carne, verdura di stagione, frutta secca, bacche, banditi i latticini e i cereali. Nel corso degli anni ci sono stati studi che hanno confermato che si tratta di una scelta alimentare sana, come ci sono stati studi che ne hanno messo in dubbio i benefici sulla salute.
Un nuovo studio, “Long-term Paleolithic diet is associated with lower resistant starch intake, different gut microbiota composition and increased serum TMAO concentrations” pubblicato sull’ European Journal of Nutrition il 5 Luglio 2019, stabilisce una connessione tra la dieta paleo protratta per lunghi periodi e lo sviluppo all’interno dell’intestino del N-ossido di trimetilammina, un composto associato al (potenziale) peggioramento della salute del cuore.
Secondo i ricercatori, la privazione totale o quasi totale (c’è anche una versione “light” della Paleo che consente piccole porzioni di cereali al giorno) di cereali integrali, naturali portatori di fibre e amidi che fermentando nell’intestino ne preservano il sano microbioma, porta allo sviluppo dell’Hungatella, un batterio intestinale precursore dell’N-ossido di trimetilammina.
Inoltre, dal momento che la paleo consente il consumo di carne rossa, questa porta con sé un precursore proprio dell’N-ossido di trimetilammina, il ché potrebbe spiegarne le quantità abbondanti rilevate nei soggetti che si sono messi a disposizione della ricerca.
La ricerca è stata condotta su 91 soggetti volontari. 47 partecipanti seguivano una dieta normale, secondo le raccomandazioni alimentari nazionali (lo studio è Australiano), 22 erano in regime di Paleo strict, ovvero quella più intransigente, e 22 erano in Paleo Pseudo, ovvero la versione light che consente piccole porzioni di cereali.