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[Nuova Ricerca] Perché l’ottimismo influisce sulla longevità

La 42esima edizione del Sondaggio Mondiale di Fine Anno sulle previsioni, le aspettative e le speranze dei cittadini di 50 paesi di tutto il mondo condotto nel 2018 in Italia da Doxa per conto di Gallup International rivela che a livello mondiale l’ottimismo continua a dominare sul pessimismo.
Il 26 Agosto 2019 è apparsa una nuova ricerca sul PNAS (The Proceedings of the National Academy of Sciences), il giornale ufficiale della National Academy of Sciences (NAS): che rivela come “Optimism is associated with exceptional longevity in 2 epidemiologic cohorts of men and women”.

Il ruolo dei fattori non biologici sulla longevità

Il team di ricercatori ha definito l’ottimismo come:

l’aspettativa generale che accadranno cose buone o la convinzione che il futuro sarà favorevole perché si possono controllare risultati importanti.

Precedenti studi hanno riferito che gli individui più ottimisti hanno meno probabilità di soffrire di malattie croniche e morire prematuramente.
La scelta di condurre questo studio è stata dettata dall’interesse di valutare il ruolo dei fattori non biologici legati alla longevità.
Pertanto, è stato testato se un maggiore ottimismo era associato a una maggiore durata e una maggiore probabilità di raggiungere una longevità di tipo “eccezionale”.

I dati dello studio provengono da 2 coorti:

  • 69.744 donne del Nurses’ Health Study (NHS) con follow-up di 10 anni (2004-2014);
  • 1.429 uomini del Veterans Affairs Normative Aging Study (NAS) con follow-up di 30 anni (1986-2016).

L’ottimismo è stato valutato utilizzando il test di orientamento della vita (Revisionato nel SSN) e la scala Revised Optimism – Pessimism (dal Minnesota Multiphasic Personality Inventory-2 nel NAS).
La longevità eccezionale è stata definita come sopravvivenza a 85 anni o più.
Dei partecipanti:

  • il 13% delle donne è deceduto durante i 10 anni di follow-up;
  • il 71% dei maschi è deceduto nei 30 anni di follow-up.
Foto di Zoran Stupar da Pixabay

Le analisi iniziali hanno utilizzato:

  • modelli temporali di fallimento accelerato, per valutare le differenze nella durata della vita associate all’ottimismo;
  • modelli adeguati per i fattori demografici e le condizioni di salute;
  • successivamente il ruolo dei comportamenti sulla salute.

Ulteriori analisi hanno utilizzato la regressione logistica per valutare la probabilità di una longevità eccezionale.

Quando il team ha analizzato i dati, ha riscontrato che le donne e gli uomini con i più alti livelli di ottimismo all’inizio del follow-up vivevano in media l’11-15% in più rispetto a quelli con i più bassi livelli di ottimismo.
Inoltre, donne e uomini con i più alti livelli di ottimismo avevano una probabilità del 50-70% maggiore di vivere fino agli 85 anni e oltre.

Come sviluppare questa preziosa risorsa psicologica

Nel complesso, i risultati suggeriscono che l’ottimismo può essere un’importante risorsa psicosociale per estendere la durata della vita negli anziani.

I ricercatori hanno ipotizzato come l’ottimismo possa aver influenzato la longevità delle coorti e hanno desunto che l’ottimista:

  • è in grado di riprendersi più rapidamente dallo stress di tipo acuto grazie alla capacità di gestire in modo efficace le proprie emozioni;
  • ha più probabilità del pessimista di impegnarsi in attività che rientrano in uno stile sano di vita, pensiamo a: smettere di fumare e/o di assumere sostanze alcoliche, praticare attività fisica.

La principale autrice dello studio, Lewina O. Lee, Ph.D., assistente professore di psichiatria presso la Boston University School of Medicine, conclude con la speranza:

[…] che le nostre scoperte ispirino ulteriori ricerche sugli interventi per migliorare le risorse sanitarie che potrebbero migliorare la salute del pubblico durante l’invecchiamento.

Futuri studi potrebbero comprovare come interventi relativamente brevi, tra cui la meditazione, la scrittura e la terapia cognitiva comportamentale intensiva (CBT), possano aiutare le persone ad aumentare il loro livello di ottimismo.

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Lucia Fava
Copywriter ed esperta di social media marketing, è la responsabile del coordinamento con i revisori scientifici. Si occupa di ricerca fonti e fact checking. ------ Note biografiche disponibili nella pagina Redazione | Tutti gli articoli, ove non espressamente specificato, sono sottoposti a Revisione Scientifica e Fact Checking.
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