La demenza colpisce 44 milioni di persone in tutto il mondo, un numero che si prevede triplicherà entro il 2050.
La presenza di ipertensione nella mezza età determina un aumento del rischio di compromissione cognitiva negli ultimi anni di vita dell’uomo.
Tuttavia, il periodo di vita che definiamo “mezza età” si estende per un lasso temporale superiore a 20 anni (dai 40 ai 65 anni) e non è noto se esista un periodo sensibile in cui un aumento (o una variazione) della pressione sanguigna siano particolarmente dannosi e quali meccanismi patologici siano coinvolti.
Il 20 Agosto 2019 è stato pubblicato su The Lancet Neurology lo studio: “Associations between blood pressure across adulthood and late-life brain structure and pathology in the neuroscience substudy of the 1946 British birth cohort (Insight 46): an epidemiological study”.
L’obiettivo della ricerca mirava ad identificare se, e quando, la pressione sanguigna o il cambiamento della pressione sanguigna durante l’età adulta sono associati a patologie, alla struttura cerebrale e cognitiva in età avanzata.
L’origine della ricerca e gli attuali sviluppi
La ricerca del dott. Jonathan M. Schott, professore di neurologia clinica e consulente neurologo, si è basata sui dati di 502 soggetti provenienti dal set di dati “Insight 46”, una coorte che inizialmente comprendeva 5362 persone nate in tutta la Gran Bretagna nel 1946.
Si era trattato di un ampio studio del Medical Research Council (MRC) National Survey of Health and Development (NSHD), durante il quale erano state eseguite valutazioni cliniche, cognitive e PET/MR integrate.
Il team del dott. Schott ha effettuato misurazioni della pressione arteriosa su tutti i partecipanti rispettivamente all’età di:
- 36 anni
- 43 anni
- 53 anni
- 60 anni
- 64 anni
- 69 anni.
Durante la scansione con imaging PET-MRI a 70 anni nessuno dei partecipanti aveva la demenza.
I risultati hanno mostrato che nelle fasce temporali:
- dai 36 ai 43 anni
- dai 43 ai 53 anni
c’era un’associazione tra aumenti elevati della pressione sanguigna maggiori e un volume del cervello più ridotto in età avanzata.
Tuttavia in presenza di variazioni elevate di pressione sanguigna:
- nella fascia dai 36 anni ai 43 anni, corrispondeva a 70 anni un volume più ridotto dell’ippocampo;
- nella fascia dai 43 ai 53 anni corrispondeva un aumento del 15% delle lesioni della sostanza bianca nel cervello.
Prospettive a tema prevenzione
Poiché gli aumenti della pressione sanguigna e l’alta pressione sanguigna tra i 36 e i 53 anni sembrano avere un effetto dannoso sulla salute del cervello nell’età avanzata, questi risultati rafforzano la necessità di monitorare la pressione sanguigna anche prima della mezza età.
sostiene il co-autore della ricerca Josephine Barnes.
Occorre considerare che fino a un terzo del rischio di demenza potrebbe essere modificabile ed un ritardo di 5 anni nell’insorgenza potrebbe dimezzarne la prevalenza e i costi relativi.
I risultati raggiunti pertanto suggeriscono che:
- la misurazione di routine della pressione arteriosa potrebbe iniziare intorno ai 40 anni (se non prima);
- le decisioni di iniziare il trattamento dovrebbero tenere conto del cambiamento longitudinale della pressione arteriosa e potrebbero essere necessari approcci diversi a seconda delle età sulla gestione della pressione arteriosa.