Sin dall’inizio della pandemia, i dubbi di virologi ed epidemiologi vertevano su un punto: si può rimanere infetti dal nuovo coronavirus (Sars-Cov-2) una seconda volta?
Il dubbio portava a tre possibili scenari, come scritto nell’articolo: “Si può essere contagiati dal Covid-19 due volte?“:
- Una volta guariti, si rimane immuni per sempre (immunità permanente)
- Una volta guariti, si può essere nuovamente contagiati (nessuna immunità)
- Una volta guariti, similarmente alla Sars, si beneficia di una immunità che dura qualche mese (immunità temporanea)
La tendenza (anche nostra) era quella di ritenere che vi potesse essere una sorta di immunità dopo la guarigione, ma molto probabilmente questa non sarebbe stata perenne.
I numerosi casi di reinfezione di queste ultime settimane erano però minati dal dubbio – concreto- di falsi positivi o di non complete guarigioni.
La “pistola fumante” della possibile reinfezione da Covid-19, seppur asintomatica, proviene da Hong Kong, col primo caso, inequivocabile, di nuovo contagio da Coronavirus da parte di un paziente già precedentemente guarito.
Il 24 Agosto 2020, secondo un comunicato stampa del Dipartimento di Medicina dell’Università di Hong Kong, un gruppo di ricercatori ha riferito di un caso di un paziente infettato da due ceppi geneticamente diversi del coronavirus, a distanza di mesi. Gli scienziati hanno scoperto che il coronavirus che ha infettato il paziente, un uomo di 33 anni a Hong Kong, la seconda volta aveva 24 nucleotidi, o elementi costitutivi, diversi, nella sua sequenza genica rispetto al virus che lo ha infettato la prima volta.
La scoperta è stata documentata nel paper: COVID-19 re-infection by a phylogenetically distinct SARS-coronavirus-2 strain confirmed by whole genome sequencing (Agosto 2020, Journal of Clinical Infection Disease – studio “accettato” ma non ancora ufficialmente pubblicato).
Il 26 marzo, il paziente, ricevette la diagnosi di COVID-19. Il quadro sintomatologico era moderato: tosse, mal di gola, mal di testa e febbre per diversi giorni. Sebbene i suoi sintomi fossero diminuiti, fu ricoverato in ospedale il 29 marzo e dimesso il 14 aprile dopo essere risultato negativo al tampone orofaringeo per il virus due volte.
Secondo il rapporto, quattro mesi e mezzo dopo, il paziente, tornando a Hong Kong dalla Spagna (scalo in Regno Unito) è risultato positivo al virus in uno screening all’aeroporto di Hong Kong il 15 agosto 2020. È stato nuovamente ricoverato in ospedale ma non ha presentato alcun sintomo.
Allarmante? Tutt’altro
Al contrario di altre pandemie, probabilmente il concetto di “immunità di gregge” è, e rimarrà, un po’ più sfumato e complicato. Però secondo i ricercatori è possibile che le infezioni successive possano essere più lievi della prima infezione come per questo paziente.
Sempre secondo i ricercatori, il COVID-19 continuerà probabilmente a circolare nella popolazione umana, in modo simile ai coronavirus che causano il raffreddore comune, hanno scritto.
Un’altra importante implicazione è che i vaccini potrebbero non essere in grado di fornire protezione per tutta la vita contro COVID-19 e che gli studi sui vaccini dovrebbero includere coloro che sono guariti dal COVID-19.