Anche se in questo periodo sta tornando in auge, di per sé l’Intuitive Eating non è una filosofia alimentare nata da poco. La dobbiamo infatti alle nutrizioniste Tribole e Resch alla metà degli anni ’90. Potremmo riassumerla con il motto: “mangia ciò che il tuo corpo sente di aver bisogno“.
Perché ci si mette a dieta?
Di norma, la stragrande maggioranza delle persone decide di iniziare una dieta -ovvero un regime alimentare controllato e basato su regole nutrizionali- al fine di perdere peso. Ma non sempre: esistono innumerevoli casistiche di soggetti che intraprendono un percorso alimentare disciplinato per ragioni diverse, come un recente infarto, un trapianto o un espianto, una competizione sportiva. In generale: per vivere meglio e più a lungo.
Se volessimo riassumere in una riga il concetto stesso di dieta: un regime alimentare, rigidamente normato, finalizzato all’ottenimento di un risultato o al miglioramento della qualità della vita.
Semplice, no?
L’Intuitive-Eating, l’alimentazione “intuitiva”, sovverte questo principio cardine.
Mentre gli esperti medici continuano a studiare i potenziali lati positivi e negativi di ogni dieta codificata oggi esistente (Chetogenica, Paleo ecc.), sempre più persone stanno abbracciando una filosofia alimentare non-dietetica al fine di rimodellare la loro relazione con il cibo.
Il principale di questo approcci è l’Intuitive Eating, il consumo intuitivo, una filosofia nutrizionale che incoraggia le persone a mangiare consapevolmente e a prestare attenzione agli stimoli del proprio corpo e i suoi bisogni reali. Piuttosto che contare le calorie o classificare gli alimenti come “buoni” e “cattivi“, i mangiatori intuitivi seguono regole che attengono più alla filosofia che alla scienza della nutrizione: “onora la tua fame“, “rispetta la sazietà” e “rifiuta la mentalità dietetica“.
L’intuitive-eating impone poche e semplici regole: dieci, come i comandamenti.
Li vediamo, uno per uno, seguendo la scaletta del sito ufficiale dell’Intuitive Eating: https://www.intuitiveeating.org/10-principles-of-intuitive-eating/
- RIFIUTA LA MENTALITA’ DIETETICA (La dieta è fatta di regole, se non le segui ti senti in colpa, rifiuta questa mentalità!)
- ONORA LA TUA FAME (Se hai fame, mangia!)
- FAI PACE COL CIBO (Non esistono cibi buoni e cattivi)
- SFIDA LA “POLIZIA DEL CIBO” (che è quella che ti fa sentire in colpa se mangi troppo, troppo poco, se mangi cibi considerati sbagliati ecc.)
- SCOPRI IL FATTORE SODDISFAZIONE (se Mangi qualcosa che ti piace, in un ambiente piacevole, avrai benefici sulla salute)
- RISPETTA LA SAZIETA’ (mangia finché provi la benefica sensazione di sazietà, ma non oltre)
- GESTISCI LE TUE EMOZIONI CON GENTILEZZA (se provi l’impulso di mangiare, mangia, ma analizza le emozioni che ti hanno portato al desiderio di mangiare)
- RISPETTA IL TUO CORPO (Senza sensi di colpa, asseconda come sei fatto e i bisogni, unici, del tuo corpo)
- MOVIMENTO – SENTI LA DIFFERENZA (L’importanza dell’attività fisica, intesa in senso ampio come “mantenersi attivi”)
- ONORA LA TUA SALUTE
Che dice la Scienza dell’Intuitive Eating?
Di certo si esclude che l’alimentazione intuitiva possa portare al dimagrimento [Ovvio! – N.d.A.]. Ma vengono ipotizzati, tuttavia, altri benefici sulla salute in questa revisione di studi del 2014: “Relationships between intuitive eating and health indicators: literature review“
Da un punto di vista fisiologico l’Intuitive Eating è associato*** a:
- Livelli più bassi di colesterolo
- Minori biomarcatori di stati infiammatori
- Pressione sanguigna nella norma
Da un punto di vista psicologico:
- Miglior rapporto col proprio corpo
- Minore incidenza di stati depressivi
- Migliore autostima
*** ribadisco, però, che sono “associazioni” stilate in una revisione di studi, autorevole quanto si vuole, ma non sono in alcun modo da prendere come “conclusioni”.
Per molti, ma non per tutti
Terminato di delineare il quadretto idilliaco, veniamo alle note dolenti dell’Intuitive Eating. Primo, e più importante: non è alla portata di tutti.
Mangiare quello che si vuole, quando si vuole, non è economicamente sostenibile per moltissime persone. E, controintuitivamente, la mancanza di certezze per il futuro porta al mangiare in maniera smodata, invece che mangiare di meno.
Un altro motivo per cui l’Intuitive Eating funziona molto bene sulla carta ma non è universalmente applicabile a tutti è la curva di apprendimento. Non è semplice imparare ad associare le sensazioni del corpo al cibo che meglio soddisfa i suoi bisogni.
Soprattutto, non è facile scindere tra bisogni reali del corpo e bisogni che sorgono come risposta a stress, ansia, golosità.
Esempio pratico: il soggetto prova l’irrefrenabile impulso di mangiare un’intera Torta alla panna. E la mangia. Il principio n°7 dell’Intuitive Eating dice che il soggetto non deve sentirsi in colpa per essersi sfondato di carboidrati semplici, TUTTAVIA, deve però interrogarsi e riflettere sul “perché” ha sentito il bisogno di scassarsi una torta da 1 kg. Gestire con “gentilezza” quelle emozioni. E alimentarsi meglio la volta successiva.
Una simile capacità autoriflessiva, o la capacità di ascoltarsi e gestire le emozioni, purtroppo, non è qualcosa che ognuno è in grado di fare.
In ultimo, ma non meno determinante, l’Intuitive Eating non è e non vuole essere sinonimo di anarchia alimentare. E’, di fatto, una filosofia volta a stare meglio, riequilibrando il proprio rapporto con il cibo. Se si hanno disordini alimentari o un profondo e antico rapporto problematico con il cibo, l’Intuitive Eating potrebbe rivelarsi un approccio pericoloso e malsano.