La fuorviante credenza che l’Olio di Cocco sia termogenico nasce da studi seri, condotti con metodo scientifico, sui trigliceridi a catena media (MCT), contenuti tuttavia in piccole quantità negli oli estratti da questo frutto.
Al di là del fatto che i grassi, in generale, non sono di per sé termogenici (si dovrebbe più correttamente parlare di “effetto termogenico“), giova ricordare che non esiste alimento che, da solo, faccia dimagrire: l’Olio di Cocco può, per certi versi, essere un formidabile alleato per il controllo del peso (offre un modesto aiuto a smaltire il grasso viscerale e intorno al girovita), ma l’uso di questo prezioso alimento, nelle corrette dosi, deve rientrare in un più ampio regime dietetico finalizzato alla perdita o al mantenimento del peso corporeo.
Genesi di un fattoide: “l’Olio di Cocco è termogenico”
È un’epoca di forte polarizzazione non solo dell’informazione, ma anche di come le persone decidono di fruire dell’informazione. Destra o Sinistra? Bianco oppure Nero? Fa bene o fa male? Fa ingrassare o fa dimagrire?
Questo modo di fare informazione, che è superficiale per necessità e -nel caso di argomenti legati alla salute, pure dannoso– risponde all’esigenza di un pubblico [non tutto, per fortuna N.d.R.], quello attuale, che non concede più di cinque secondi alla lettura di un articolo o di uno studio. Per poi trascorrere i successivi cinque secondi alla lettura di un altro articolo. Poi un altro. Altri cinque secondi. Tra una chat e l’altra. E, alla fine, non capirci un cazzo di nulla.
Il problema è che non esiste argomento di tutto lo scibile umano, nemmeno il gossip e lo sport, che si presti al giochino del tirare una riga sulla lavagna e separare nettamente buoni e cattivi; men che meno se si parla di nutrizione e dimagrimento. Inoltre, questo scenario favorisce la genesi di fattoidi e affermazioni (talvolta troppo belle per essere vere) a cui non si chiede alcun tipo di fonte o pezza d’appoggio: una notizia, purché ben confezionata, è accettata come vera, as-is, vista e piaciuta, come fosse una macchina usata.
Alla maggior parte delle persone non interessa più il perché e il come si arrivi a determinate conclusioni. Ha bisogno di certezze e le vuole immediatamente. Ed è disposta a credere a qualsiasi bufala pur di risparmiare preziosi minuti secondi da reinvestire in attività narcisistiche (es: Instagram) e finto-sociali (es: Instagram).
Come se informarsi correttamente non fosse la più grande coccola che si può fare al proprio ego.
Analizziamo ad esempio questa informazione:
“L’Olio di Cocco è termogenico“
Insieme ad altre mille mila pagine web, la troviamo ad esempio qui, : “8 cose da sapere sull’olio di cocco” (Huffington Post)
che a sua volta cita: “Olio di cocco: caratteristiche, proprietà e utilizzo” (Cure-Naturali.it)
Abbiamo quindi che la “fonte” citata da Huffington Post a supporto della tesi che l’Olio di Cocco sia termogenico è un web magazine che a sua volta non cita alcuna fonte terza a supporto di tale affermazione.
E ora tiro una riga.
A te la scelta: che lettore vuoi essere? Vuoi sapere, vuoi davvero sapere se l’Olio di Cocco è termogenico AND/OR fa dimagrire? Oppure è scaduto il nostro tempo a disposizione? Se non hai più tempo, ti voglio aiutare: clicca qui. Adios Amigo.
Se invece vuoi saperne di più, continua a leggere sotto la riga.
L’effetto termogenico degli MCT (Grassi a catena media)
La risposta termica del corpo al cibo indotta dai grassi a catena media (MCT) è studiata da oltre trentanni. Uno studio in doppio cieco del 1989: “Thermogenesis in humans during overfeeding with medium-chain triglycerides.“, fu condotto su 10 uomini a cui si fece ottenere un surplus calorico sia somministrando MCT che LCT (grassi a catena lunga). Fu calcolata una maggiore termogenesi indotta dai grassi a catena media; un maggiore dispendio energetico, presumibilmente dovuto alla lipogenesi nel fegato, forniva la prova che l’energia in eccesso derivata dagli MCT viene immagazzinata con un’efficienza inferiore rispetto all’energia in eccesso derivante dall’assunzione di LCT con la dieta.
L’effetto termogenico indotto dalla dieta (diet-induced thermogenesis) derivante dall’assunzione di MCT è stato anche sperimentato in stack con la capsaicina (il cui potere termogenico è reale ma eccessivamente sopravvalutato) in questo studio: “Combined medium-chain triglyceride and chilli feeding increases diet-induced thermogenesis in normal-weight humans“.
Una meta analisi del 2015: “Effects of Medium-Chain Triglycerides on Weight Loss and Body Composition: A Meta-Analysis of Randomized Controlled Trials” ha concluso che la sostituzione di grassi a lunga catena con grassi a media catena potrebbe potenzialmente indurre riduzioni modeste del peso e della composizione corporea senza influire negativamente sui profili lipidici.
In ogni caso, se si hanno un paio di ere geologiche di tempo libero per consultare tutti gli studi sulla termogenesi indotta dagli MCT, Google Scholar ne ha oltre 2000 indicizzati.
Insomma: gli MCT sono promossi. Con riserva, ma promossi. Producono effetti termogenici e possono aiutare nella perdita e nel controllo del peso senza incidere significativamente sul colesterolo.
C’è un problema: l’Olio di Cocco NON è un grasso a media catena.
Non è dato sapere esattamente chi (e quando), ad un certo punto, ha creato l’ormai inscindibile sinonimo Olio di Cocco = MCT. Si può solo constatare che, oggi, cercando informazioni online su questo olio il 99% delle pagine web dichiara che l’Olio di Cocco è un grasso a media catena.
In realtà l’Olio di Cocco è composto da diversi tipi di acidi grassi.
Il 50% della componente grassa dell’Olio di Cocco è Acido Laurico (formula bruta: C12H24O2 ) un grasso saturo impropriamente assimilato ad un grasso a catena media, in quanto contenendo 12 atomi di Carbonio non può essere considerato un MCT in senso stretto. Infatti, gli MCT protagonisti dei vari studi presentano un numero di atomi di carbonio tra i 6 e i 10. (fonte: “Lauric acid-rich medium-chain triglycerides can substitute for other oils in cooking applications and may have limited pathogenicity“) . Nello studio appena citato, viene anche fatta menzione che gli oli MCT in commercio derivano sì dall’Olio di Cocco, ma l’acido Laurico viene tenuto separato in quanto ha un mercato in ambito farmaceutico.
Gli acidi grassi strettamente MCT presenti nell’Olio di Cocco rappresentano solo una frazione ed essenzialmente si riducono al 4.6-10% di acido Caprilico (C8H16O2 – 8 atomi di carbonio) e 5-8% di acido Caprico (C10H20O2 – 10 atomi di carbonio).
La composizione esatta dell’Olio di Cocco è disponibile su Wikipedia.
Conclusioni
Quando si parla degli effetti termogenici dell’Olio di Cocco si sta in realtà parlando degli effetti dei grassi a media catena (MCT), che sono ampiamente documentati. Tuttavia, gli MCT sono presenti solo in piccola parte nell’Olio di Cocco.
Uno studio ha concluso che 15-30 grammi di MCT al giorno aumentano il dispendio energetico delle 24 ore del 5%, per un totale di circa 120 calorie al giorno. (fonte: “Twenty-four-hour energy expenditure and urinary catecholamines of humans consuming low-to-moderate amounts of medium-chain triglycerides: a dose-response study in a human respiratory chamber.“).
Considerando le % di MCT che contiene (e che variano molto da olio a olio), per garantirsi 30 grammi di MCT dal solo Olio di Cocco, sarebbe necessario assumerne in grandi quantità, e dato che è estremamente calorico -862 calorie per 100 grammi- non credo sia la scelta ideale per chi vuole dimagrire o mantenersi in forma.
BONUS TRACK: Olio di Cocco e chetosi
Come già illustrato nell’articolo “Come andare in chetosi“, la porzione di acidi grassi a media catena presenti nell’Olio di Cocco, che vengono elaborati dal fegato senza passare dal sistema linfatico, favoriscono l’entrata dell’organismo in uno stato di chetosi, un’alterazione del metabolismo durante la quale l’energia viene ricavata dai grassi invece che dal glucosio.