Nel precedente articolo abbiamo visto le difficoltà tecniche presenti in Italia per il passaggio al 5G e come, alle crescenti preoccupazioni per la salute pubblica, l’OMS abbia risposto con l’avvio di un progetto internazionale di ricerca, l’EMF.
Oggi vedremo quali risposte ha fornito la scienza negli ultimi anni, in tre ricerche pubblicate tra il 1999 e il 2018 e quali conclusioni ha fornito in merito l’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection).
Il rapporto tra l’uso degli smartphone e il rischio di glioma
Nel 2011, 30 scienziati provenienti da 14 paesi si sono incontrati presso l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) a Lione, in Francia, per valutare la cancerogenicità dei campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF-EMF).
La loro ricerca è stata in seguito pubblicata sul The Lancet Oncology: “Carcinogenicity of radiofrequency electromagnetic fields”.
Il team ha esaminato:
- uno studio di coorte;
- cinque studi di verifica sugli esseri umani;
- oltre 40 studi che avevano utilizzato ratti e topi;
condotti per verificare la presenza di un legame tra l’uso dello smartphone e glioma, tumore del sistema nervoso centrale. Una simile evidenza è stata riscontrata anche in studi minori per il neurinoma acustico.
Il team ha concluso che è possibile un’interpretazione causale tra esposizione RF-EMF e glioma. Hanno quindi classificato i RF-EMF come “possibilmente cancerogeni per l’uomo (Gruppo 2B)” secondo la scala IARC.
Il Gruppo 2B classifica la sostanza come presente in “limitate evidenze di cancerogenicità sia negli esseri umani sia negli animali”.
L’ICNIRP sconsiglia la revisione delle linee guide esistenti
Un precedente studio, pubblicato nel 1999 dal National Toxicology Program (NTP) – dell’US Department of Health and Human Services – aveva posto sotto i riflettori i dati della ricerca: “Cell Phone Radio Frequency Radiation“.
L’NTP aveva condotto studi tossicologici su ratti e topi per chiarire i potenziali rischi per la salute, incluso il rischio di cancro, dall’esposizione a RFR (come quella utilizzata negli smartphone 2G e 3G che operano in una gamma di frequenze da circa 700 a 2700 MHz).
La ricerca aveva scoperto che un’elevata esposizione alla RFR (900 MHz) utilizzata da smartphone era associata a:
- Chiara evidenza di tumori nei cuori dei ratti maschi.
I tumori erano di tipo schwannoma maligni (detto anche neurinoma, è un tumore benigno originato dalle cellule di Schwann dei nervi cranici e spinali); - Alcune prove di tumori nel cervello di ratti maschi.
I tumori erano gliomi maligni. - Alcune prove di tumori nelle ghiandole surrenali dei ratti maschi.
I tumori erano feocromocitoma combinato benigno, maligno o complesso.
Un secondo studio, pubblicato ad agosto 2018 sul ScienceDirect, approndisce la panoramica: “Report of final results regarding brain and heart tumors in Sprague-Dawley rats exposed from prenatal life until natural death to mobile phone radiofrequency field representative of a 1.8 GHz GSM base station environmental emission”.
La ricerca, condotta da un team di ricercatori del Centro di ricerca sul cancro Cesare Maltoni, presso l’Istituto Ramazzini (Bologna), porrà in evidenza:
- gli effetti cancerogeni dell’esposizione a RFR generati dalle stazioni base degli smartphone da 1,8 GHz sui ratti;
- l’incidenza in aumento di tumori del cervello e del cuore nei ratti esposti alla RFR;
- l’invito a rivalutare le conclusioni dello IARC sul potenziale cancerogeno della RFR nell’uomo.
Il 4 settembre 2018 l’ICNIRP a Munich, in Germania, pubblica le seguenti considerazioni nelle “NOTE ON RECENT ANIMAL CARCINOGENESIS STUDIES“:
ICNIRP ritiene che […] gli studi non forniscono una serie di prove coerenti, affidabili e generalizzabili, tali da poter essere utilizzati come base affidabile per la revisione delle linee guida esistenti sull’esposizione umana alla radiofrequenza.
Ulteriori ricerche sono necessarie per affrontare le limitazioni di cui sopra.