Tac con radiazioni dimezzate è possibile: lo si deve a due giovani ingegnere cliniche di Napoli che hanno elaborato un protocollo in grado di ridurre del 40-60% l’esposizione alle radiazioni garantendo in ogni caso una buona qualità dell’immagine. Significativi potrebbero essere i benefici per i malati oncologici, continuamente esposti e costretti a ripetute analisi.
Quello elaborato dalle due ingegnere si tratta di un algoritmo che consentirà di collaudare macchinari e diversi modelli degli stessi in modo tale da poter effettuare le Tac a dosi ridotte. Superando altri 162 progetti in concorso, le due ragazze campane sono le vincitrici del Primo premio assoluto dell’Health technology challenge (Htc), consegnato durante il XIX Congresso dell’Associazione nazionale degli ingegneri clinici (AIIC) che si è svolto a Catanzaro. Le due ingegnere napoletane, Michela D’Antò della Fondazione G. Pascale e Federica Caracò dell’Università degli studi Federico II, hanno ottenuto il punteggio più alto da parte della giuria tecnica e popolare con il progetto “Valutazione di un protocollo per la verifica delle funzionalità di un sistema di riduzione della dose installato su tomografi assiali computerizzati”.
Proprio per i malati di tumore questo protocollo potrebbe presentare i risvolti più interessanti dal momento che questi pazienti sono i più esposti a queste radiazioni durante la fase della diagnosi e nei continui controlli successivi, sia durante i trattamenti che dopo. Il progetto sembra aver verificato l’efficacia di un protocollo che restituisce un buona qualità di immagini da una Tac, con maggior sicurezza e minor invasività per i pazienti, abbassando del 40-60% la dose di radiazioni. L’impegno delle due ricercatrici si riassume nella volontà di sensibilizzare sull’aggiornamento delle tecnologie esistenti, sul miglioramento delle prestazoni degli strumenti radiologici e sulla minimizzazione dei rischi possibili derivanti da esposizione a radiazioni ionizzanti.