Ultimo aggiornamento: 3 Agosto 2019
Quando una notizia esce sul Daily Mail, l’istinto di fare fact checking anche sulle virgole prevale su tutto. Quanto è efficace l’olio di lavanda, assunto per via orale, in caso di attacchi di panico o di ansia moderati? I risultati sono promettenti ma non definitivi.
Non ci stancheremo mai di ripeterlo: non c’è niente di più falso dell’assunto: “Se è naturale non può fare male“. Alla base dell’efficacia di un rimedio erboristico o fitoterapeutico c’è il cosiddetto principio attivo. Come per i farmaci tradizionali (allopatici), se c’è beneficio su un sintomo, deve esserci un rovescio della medaglia, come possibili effetti collaterali e controindicazioni. Qualsiasi, lo ripetiamo in maiuscolo, QUALSIASI sostanza si introduca nel corpo affinché questa abbia un effetto sull’organismo porta con sé un lato oscuro. Prima di decidere di affrontare un qualsiasi sintomo o patologia con un rimedio cosiddetto naturale, consulta il medico.
L’interazione tra l’Olio di Lavanda e il sistema nervoso non è nuova.
Uno studio, “Lavender and the Nervous System” risale al 2013, e gli esiti sono, grosso modo, quelli anticipati in apertura: l’uso dell’olio di lavanda (ricavato dalla specieLavandula angustifolia) per curare attacchi di panico, depressione, stati di ansia, sbalzi di umore, si è dimostrato promettente, suscettibile di ulteriori studi, ma non definitivo.
L’olio che si ricava è composto da: linalil acetato (3,7-dimetil-1,6-ottadien-3-acetato), linalolo (3,7-dimetilocta-1,6-dien-3-olo), lavandulolo, 1,8-cineolo, lavandulil acetato, e canfora.
Gli studi sulle sue possibili applicazioni in medicina sono anche abbastanza remoti (“Biological activities of lavender essential oil“, 2002), ricerche condotte sui roditori, che hanno spianato la strada a trial condotti su volontari umani, dimostrarono effetti positivi sul sistema nervoso animale.
Oltre 15 anni di studi sugli umani
Sebbene sul fatto che la lavanda abbia un potenziale clinico significativo (da sola o in sinergia con altre sostanze) il dibattito sia più acceso che mai, molti studi umani supportano la sua efficacia su diverse tipologie di disordini neurologici e psicologici. Nei diversi studi clinici la lavanda è stata utilizzata prevalentemente in somministrazione orale, aromaterapia o applicazione locale mediante massaggio e sono stato osservati molti benefici. Oltre agli effetti psicologici, si ritiene che l’aromaterapia sia terapeuticamente efficace a causa degli effetti fisiologici dei composti volatili inalati. Si ritiene che la lavanda inalata agisca attraverso il sistema limbico, in particolare l’amigdala e l’ippocampo. Il Linalolo e l’acetato di linalile vengono rapidamente assorbiti attraverso la pelle dopo l’applicazione topica e si ritiene che siano in grado di provocare il rilassamento del sistema nervoso centrale.
Effetti positivi, se in sinergia con l’Imipramina (un antidepressivo triciclico), si sono apprezzati su ansia e depressione. È stato osservato che l’inalazione di lavanda (diluita al 10%) per 3 minuti diminuisce lo stato di ansia e porta il soggetto a uno stato d’animo migliore . L’aumento dell’attività delle onde theta (4-8 Hz) e alfa (8-13 Hz) riscontrato, può causare una serie di effetti generali di rilassamento.
In un altro studio, l’assunzione orale di lavanda (80 mg/day) per 6 settimane in 50 pazienti affetti da neurastenia o stress post-traumatico ha mostrato significativi miglioramenti del loro benessere mentale e della loro qualità di vita.
E’ sicuro l’olio di lavanda?
Il già citato resume, “Lavender and the Nervous System“, attesta come sufficientemente sicuro l’olio di lavanda, se usato per brevi periodi (6/8 settimane). Mancano evidenze di possibili controindicazioni associate al suo utilizzo a lungo termine, tuttavia, studi sulle cellule umane hanno indicato nella lavanda attività estrogena e antiandrogena. La ginecomastia è stata osservata tra i possibili effetti avversi.
Va anche ricordato che sono noti casi di allergia e intolleranza individuale alla Lavanda, coloro che ne sono affetti dovrebbero tenersene a debita distanza. Inoltre, la sua ingestione dovrebbe essere evitata in gravidanza e durante il periodo dell’allattamento.
Il principio attivo della Lavanda non porta a dipendenza.